Maggio, la Camerata Strumentale città di Prato, chiude la sua stagione musicale con un Capriccio; quello Spagnolo di Rimskij Korsakov. Giovedì 8 sera, alla medesima ora delle 21, il tributo del pubblico salottiero, ha reso l’applauso all’orchestra, al suo maestro Pinzauti e a Batisti, direttore artistico della Camerata, voce narrante del primo brano in programma di Britten. L’orchestra era al suo massimo, con tutti gli elementi possibili sul proscenio. Ogni strumento, dall’ottavino, all’arpa, dai fiati agli archi, tutti hanno avuto il suo momento nella Guida del giovane all’orchestra di Britten; una variazione e fuga su un tema di Purcell, genio della musica barocca nato anch’egli in Inghilterra. La lezione didattica, è stato un modo per conoscere meglio potenza e forza espressiva di ciascuna categoria di strumenti, tal volta delicatezza ed eloquenza musicale. Ogni gruppo si è presentato ripetendo le variazioni ricercate da Britten, del maestoso e luminoso brano, esposto dall’orchestra al completo, nella sua piacevole lezione di musica, oggi narrata da Batisti. Le Variazioni colte dal tema melodico d’Abdelazar di Henry Purcell, era nato come film educativo, poco dopo la seconda guerra mondiale, con l’intento di riparare una cicatrice morale e di cultura, che avevano visto brutalmente interrotte le fonti formative e creative delle giovani generazioni, che fanno dell’uomo, quando vuol esserlo, un capolavoro vivente. La seconda parte del concerto, ha proposto l’ouverture fantasia Romeo e Giulietta di Cajkovskij. Il poema sinfonico esprime, come per Francesca da Rimini, il tema della passione infelice, del fato come ineluttabile realtà cui il maestro russo sentiva di appartenere descrivendolo in musica anche con un certo turgore nella rappresentazione della rivalità tra le due famiglie veronesi. Qui, l’elaborazione musicale del dramma di Shakespeare è fonte ispiratrice, coinvolgente un’ampia strumentazione orchestrale. I temi musicali nella volontà lirica, si sovrappongono in toni concitati e melodici tra pathos struggente e le cupe tonalità tragiche del finale. L’orchestra, però, non poteva lasciarci così. Per il commiato della stagione, ha scelto il brillante Capriccio Spagnolo di Korsakov. Pieno di folclore, ricco di virtuosismi esposti al dialogo musicale rimandanti al mondo lusitano, che già altri musicisti francesi e russi avevano colto come fascinosa fonte d’ispirazione. Il Capriccio, ci ha dato attimi di felice emozione, con il clarinetto e il violino, le variazioni d’orchestra, riportando il tema iniziale dell’Alborada nel fandango Austurino, energico e vibrante. E dunque come tutte le cose, quelle belle per prime, terminano. Da uso italico, però, magnanimo, Pinzauti ha concesso un bis. Quale? Non è stato dato sapere. Al momento opportuno Pinzauti già sul podio pronto a scoccare il tocco di bacchetta, s’è girato sorridendo come fosse Petrolini, esclamando “Non ve lo dico”. Poteva essere, di nuovo Cajkovskij, ma non ve lo do per certo. Qui riporto anche il mio saluto di scriba. Ad una nuova stagione, speriamo, e per una buona primavera ispiratrice.
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